GLI ITALIANI E L’ALCOL – Dati

alcolNon ci sono solo gli “heavy drinker”, ma anche i consumatori eccedentari e i “binge drinker”. Il messaggio lanciato dall’Istituto superiore di sanità è chiaro: qualunque consumo di alcol che supera la soglia del minimo rischio è dannoso.
Bevono troppo e spesso, ma non chiedono aiuto per porre fine alla dipendenza. Non ricevono diagnosi, cure e trattamenti. E non vengono riabilitati. Solo il 10% dei cosiddetti “heavy drinker”, coloro che consumano una quantità di alcol dannosa per la salute (oltre 40 g di alcol giornalieri per le donne e più di 60 g per gli uomini secondo l’Oms), viene preso in cura dai centri alcologici del Servizio sanitario nazionale (Ssn).
È il quadro del consumo dannoso di alcol in Italia, presentato dall’Istituto superiore di sanità.

I dati dell’Ona-Cnesps dell’Iss che integrano le statistiche dell’Istat parlano di 8 milioni di consumatori a rischio di età superiore agli 11 anni. Ma i bevitori pesanti sono 720 mila. Si tratta di pazienti che con l’abuso di alcol si sono rovinati danneggiando organi vitali.
Maschi e residenti nelle regioni nord occidentali o del Sud. La maggior parte degli heavy drinker italiani sono soprattutto uomini, anche se in alcune realtà territoriali (Liguria, Toscana, Umbria, Lazio e Sicilia) la differenza di genere non è significativa. In Piemonte e in Toscana si trovano la percentuale più alta di heavy drinker di sesso femminile.

Ma agli esperti dell’Istituto superiore di sanità stanno a cuore anche i bevitori abituali lontani dagli eccessi dei grandi bevitori, ma che comunque mettono a rischio la loro salute. Sì perché per evitare i danni dell’alcol bisognerebbe non superare mai le quantità definite a più basso rischio (lower-risk drinking), ossia 10 grammi al giorno. Non lasciano margini al dubbio le linee guida adottate dal ministero della Salute: qualunque livello di consumo è a rischio.

Sotto i 18 anni l’alcol è sconsigliato e andrebbe evitato fino alla completa maturazione del sistema enzimatico e del cervello (tra i 21 e i 25 anni). Alle donne adulte e agli anziani (ultra 65enni) può essere concesso un bicchiere al giorno (un bicchiere corrisponde a una Ua standard contenente 12 grammi di alcol puro) mentre gli uomini adulti possono raddoppiare la dose. Ma non è facile rispettare le regole: il 15 per cento circa degli uomini e il 6 per cento circa delle donne hanno dichiarato di aver abitualmente ecceduto quotidianamente nel consumare bevande alcoliche (nel 2014 per un totale di circa 5.800.000 persone). In questo caso non si parla di heavy drinker, ma di consumatori abituali eccedentari.

La percentuale più elevata per entrambi i sessi, si rileva tra gli adolescenti di 16-17 anni e tra gli anziani ultra 65enni. La percentuale più bassa si registra nella fascia di età 18-24 anni.
Comunque la percentuale di consumatori eccedentari è diminuita tra il 2007 e il 2014, in misura maggiore per gli uomini che per le donne.
Manca all’appello l’ultima categoria di bevitori a rischio. Accanto agli heavy dinker e i consumatori eccedentari ci sono anche i “binge drinker”.

Le statistiche li definiscono come coloro che fanno “un consumo eccessivo episodico” di alcol. È il caso tipico degli adolescenti che bevono a più non posso nelle uscite del sabato sera. In Italia questo tipo di comportamento è monitorato dall’Istat attraverso l’indagine multiscopo: non meno di 3.300.000 persone di età superiore a 11 anni nel corso degli ultimi anni ha dichiarato di bere sino all’intossicazione. Si tratta di adolescenti, ma soprattutto di adulti tra i 18 e i 24 anni. A loro sono dedicate le campagne del ministero della Salute “Non perderti in un bicchiere”.

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