Si è conclusa lo scorso 26 Settembre la campagna “Make Sense”, pensata per diffondere con maggior efficacia informazioni riguardante l’alcol e le patologie da esso implicate.
L’iniziativa ha ovviamente grande importanza, soprattutto se paragonata al contesto in cui ormai vive la società occidentale (dove l’abuso di alcol è in continua crescita, specie tra i giovani) e all’ignoranza sul tema.
Alla lunga lista di patologie causate dall’alcol (cirrosi epatica, pancreatiti, ictus, attacchi di panico, ansia, depressione, aritmie cardiache) infatti ci sarebbero da aggiungere almeno 7 tipi di tumore, come evidenziato nell’articolo di Jennie Connor “Alcohol consumption as a cause of cancer”, pubblicato a Luglio di quest’anno su “Addiction”.
La ricercatrice dell’Università di Otago (Nuova Zelanda) ha elaborato una metanalisi mettendo in risalto diversi tipi di cancro dovuti all’assunzione cronica di alcol: orofaringeo, laringeo, esofageo, epatico, del colon, rettale e mammario.
Niente di nuovo, perché già la IARC (International Agency for Research on Cancer) aveva correlato il consumo di alcol proprio a questi 7 tipi di tumore.
Lo studio insomma, oltre a mettere in guardia sulla pericolosità della sostanza, evidenzia soprattutto l’incidenza epidemiologica: sembrerebbe infatti che il 5,8% dei tumori sia proprio dovuto all’alcol. Inoltre, non essendo ancora del tutto noti i meccanismi farmacologici pro-tumorali dell’alcol, il rischio di contrarre simili patologie può essere ragionevolmente esteso, dal punto di vista epidemiologico, anche ai bevitori moderati o persino “lievi”, marcando l’assenza (come per le sigarette) di un cosiddetto “effetto soglia”.
Secondo Connor, il rischio di contrarre tumori a bocca, faringe ed esogafo aumenterebbe insomma di 4-7 volte per chi consuma più di 50 grammi di alcol al giorno, mentre risulterebbe incrementato di una volta e mezzo nel caso di tumori a fegato, colon o mammella.
La “buona notizia” è però che il rischio può essere reversibile, cioè si osserva mediamente una sua attenuazione significativa semplicemente smettendo di bere; tuttavia, per la maggior parte di questi tumori, il rischio legato ad un passato da bevitore torna allo stesso livello di chi non ha mai bevuto dopo oltre 20 anni dalla cessazione del consumo.
Un motivo in più per far riflettere, soprattutto i più giovani, sull’assunzione spesso spregiudicata e “goliardica” di questa sostanza, che rivela proprietà farmacologiche e tossicologiche marcate, e purtroppo spesso ignorate.
Alcohol consumption as a cause of cancer
Jennie Connor
Addiction 2016
ABSTRACT ARTICOLO